21 Settembre 2010
CONTINUANO GLI ATTACCHI AL MADE IN ITALY

Il furto di valore e d’identità al Made in Italy non sembra avere tregua. Ad essere colpito, ancora una volta, il simbolo di qualità e sicurezza alimentare del nostro paese nel Mondo: la pasta. Solo due mesi fa, Coldiretti Basilicata aveva presidiato la sede lucana della Candeal S.p.A., dimostrando come il grano canadese sbarcato a Bari, dopo essere entrato in azienda, arrivasse sulle tavole dei consumatori come pasta Made in Italy. Ora alla ribalta il gravissimo episodio di Ancona. Coldiretti plaude all’operazione della Guardia di Finanza e della dogana di Ancona che ha portato al sequestro, su tre rimorchi sbarcati da un traghetto greco e diretti nel Nord Italia, di sessantatre tonnellate di pasta che, nonostante sia stata prodotta all’estero, riportava sulle confezioni la scritta “Made in Italy” oltre ad altri simboli e iscrizioni tali da indurre il consumatore a ritenere la merce di origine italiana.
Le “scandalose” scoperte emerse negli ultimi mesi in seguito all’aumento dei controlli da parte della Task-force governativa,  dopo le denunce, le azioni e le pressioni di Coldiretti, stanno dimostrando la veridicità  della tesi sostenuta da sempre dalla Federazione: “il furto di immagine e di identità che subisce il Made in Italy è il vero ostacolo alla crescita economica del settore Primario e dell’intero Paese”.
I duri attacchi- ha affermato il Presidente Coldiretti Basilicata Piergiorgio Quarto- all’immagine del Made in Italy, stanno colpendo gravemente il settore primario e i consumatori. Un danno incalcolabile per la qualità e la sicurezza alimentare dei nostri prodotti. A farne le spese, sono sempre consumatori e agricoltori onesti. Dell’1, 4 € che i primi, in buona fede, spendono per acquistare un Kg di pasta, solo 0,22 € arriva agli agricoltori. Questo perché purtroppo si gioca sulla salute dei consumatori sfruttando l’ambigua normativa sull’etichettatura che premia i furbi e penalizza gli onesti. Anche il governo italiano deve assumersi fino in fondo le sue responsabilità. All’intensificarsi dei controlli, devono seguire azioni nette e incisive. Basta con gli indugi. Senza una chiara legge sull’indicazione obbligatoria dei prodotti agricoli, si rischia che insieme al crescere dell’agropirateria, aumentino anche le industrie agroalimentari italiane che delocalizzano all’estero la produzione Made in Italy, con perdita di territorio e posti di lavoro.”