14 Giugno 2013
CONVEGNO “LA COLTIVAZIONE DEI TARTUFI IN BASILICATA”

Le produzioni locali tipiche e tradizionali costituiscono un traino importante per l’economia di ogni territorio e devono essere valorizzate in quanto possono contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo dell’economia dei territori interni.
I tartufi sono naturalmente presenti in molti areali lucani, e lo sanno bene i numerosi cercatori esperti che anche da fuori regione arrivano per la ricerca del prezioso fungo, anche se la produzione delle tartufaie naturali è andata diminuendo nel corso degli anni (e non solo nella nostra regione) a causa della cattiva gestione delle aree boschive, della raccolta non controllata, eccessiva ed irrazionale.
Ma in Basilicata è sempre mancata una cultura generalizzata sul tartufo e sul suo utilizzo in cucina. Questo fatto, se da un lato ne ha limitato il consumo locale e la costituzione di una filiera, dall’altro ha fatto sì che quasi tutto il prodotto venisse anno dopo anno portato fuori regione e reso anonimo a causa di una mancanza di tracciabilità. E sì, perché uno dei problemi del mondo dei tartufi, è che non si ha contezza delle quantità ritrovate e quindi del mercato, quasi del tutto sommerso. Molto del tempo perduto va quindi recuperato con un maggiore controllo del territorio e con la valorizzazione del tartufo come prodotto della nostra terra.
La ricerca dei tartufi svolge la funzione economica di integrazione al reddito delle comunità locali delle aree interne boschive ma, come dimostra l’esperienza e il lavoro di Domenico Azzato, anche la tartuficoltura può costituire una consistente fonte di reddito per gli imprenditori agricoli, che possono così diversificare le proprie attività e valorizzare territori marginali o abbandonati purché si prestino alla coltivazione del prezioso fungo, con vantaggi legati alla sostenibilità ambientale” ha affermato il Presidente Provinciale della Coldiretti di Potenza Teodoro Palermo.
Per il comparto tartuficolo servono però delle regole: maggiori controlli sulla raccolta, indicazione dell’origine, una maggiore attenzione alle problematiche legate alla trasformazione e commercializzazione. Da qui l’esigenza di promuovere e tutelare il pregiato fungo Made in Basilicata, con un sistema di certificazione e tracciabilità che deve essere il prerequisito per la realizzazione di una filiera legata al tartufo o un marchio di identità che gli enti preposti potrebbero costituire. Occorrerebbe poi intervenire, oltre che sulle regole per la ricerca e la coltivazione, anche sulla trasformazione e commercializzazione, per assicurare la massima trasparenza ai consumatori e tutelare il lavoro dei tartuficoltori. L’auspicio è che il primo convegno sulla coltivazione del tartufo che si terrà a Satriano di Lucania costituisca solo l’inizio di un percorso che tanto potrà dare alla nostra agricoltura e alla nostra terra”.