7 Maggio 2008
Coldiretti: con il Parco nazionale della Val d’Agri altri vincoli per l’agricoltura?

La Coldiretti Basilicata interviene sull’istituzione del parco nazionale dell’Appennino Lucano - Val d’Agri – Lagonegrese, esprimendo il timore che possa insediarsi come  l’ennesimo strumento di imposizione di norme vincolistiche invece di una reale opportunità offerta ai territori quale occasione di valorizzazione e sviluppo. 
«Diviene strategico - afferma la Coldiretti in una nota inviata agli enti istituenti del neo parco nazionale - per il corretto insediamento e per creare la condivisione necessaria alle scelte di sviluppo che si apra un ampio dibattito tra le popolazioni locali e gli Enti preposti: Regione, Provincia, assessorato regionale all’Ambiente, all’Agricoltura, comunità montana Alto Agri, Comuni dell’area, ecc……».
Diverse le domande che il mondo agricolo si pone in riferimento a un parco che sembra utilizzare in maniera radicale solo elementi conservativi e di divieto, invece di privilegiare azioni di tutela e conservazione in senso proattivo e di coinvolgimento e concertazione con chi sul territorio è elemento indispensabile per il futuro proprio e dell’ambiente circostante.
«Riteniamo indispensabile – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Basilicata, Rocco Battaglino – recuperare un dibattito senza limitazioni preconcette, ma con il solo obiettivo di individuare gli strumenti necessari per rendere positiva un’azione di salvaguardia ambientale compatibile con l’innovazione e lo sviluppo delle imprese di quel territorio che fanno uso dello spazio rurale a fini produttivi ed occupazionali».
La maggiore Organizzazione del mondo agricolo chiede quali siano le reali opportunità e le strategie di sviluppo economico e sociale che l’istituzione del Parco dovrà perseguire per il rilancio del territorio dell’Appennino lucano; come sarà coinvolta la popolazione agricola e rurale nella gestione diretta del parco, sia in riferimento alla definizione del piano di gestione che nella partecipazione e rappresentanza negli organi di amministrazione dell’ente stesso e sia nell’opera di salvaguardia e manutenzione già svolta dalle imprese agricole presenti; come viene affrontato il problema del sicuro incremento della popolazione faunistica (in particolare degli ungulati), che a causa del divieto di caccia  avrà a disposizione un territorio più vasto e causerà certamente ulteriori danni che già oggi sono insopportabili per le imprese agricole ricadenti o ai margini del perimetro del parco.