30 Giugno 2008
Evitare le speculazioni su prezzi pane e pasta

Aumenta il costo del pane, ma quello del grano diminuisce. Dal campo alla tavola i prezzi lievitano del 900 per cento. Siamo in piena campagna di mietitura del grano ed i prezzi variano da euro 0,30 a 0,35 al chilogrammo mentre la stessa quantità di pane viene pagata mediamente 2,50 euro.
 
«Il prezzo del grano – afferma la Coldiretti -  ha avuto un aumento negli ultimi due anni che ha interrotto una costante diminuzione che durava da oltre venti anni, mentre quello del pane è sempre aumentato, quindi la crescita dei prezzi relativi alla materia prima dell’ultimo anno non può essere considerata un alibi per gli aumenti registrati né dal pane e né dalla pasta. Peraltro, il prezzo del grano al Chicago Board of Trade è oggi tornato sugli stessi valori di inizio 2008, mentre non si è verificata nessuna riduzione del prezzo del pane».
 
«I prezzi delle derrate agricole – ha dichiarato Rocco Battaglino, presidente della Coldiretti Basilicata – devono essere rapportati ai costi delle materie e dei mezzi utilizzati per la produzione (concimi, gasolio, prodotti fitosanitari, mangimi, ecc…). Siamo in campagna raccolta e assistiamo ad una forte speculazione da parte dei commercianti di grano che acquistano dai coltivatori in difficoltà monetaria a prezzi molto bassi (al di sotto dei costi di produzione) rivendendo poi le derrate a prezzi sicuramente maggiori nei momenti in cui le quotazioni salgono. Non è comprensibile un divario così netto tra il prezzo corrisposto all’agricoltore e quello imposto al consumatore finale perché la diminuzione del prezzo delle materie prime non ha mai fatto registrare la diminuzione del prezzo al consumo».
 
Secondo l'Istat a maggio si è registrato un ulteriore aumento del prezzo del pane dell’11,3 per cento e la conseguenza è stato un calo dei consumi record per il pane  (- 5,5 per cento). Di contro, nel settore dei cereali, infatti, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) rileva nel mese di maggio in media una riduzione congiunturale dei prezzi del 5,6%, dopo il - 2,8% già registrato ad aprile. Per il frumento duro in particolare, il calo è risultato a maggio del 13,9% su base mensile, mentre i prezzi alla produzione del frumento tenero hanno segnato una contrazione del 9,5%.  Secondo la Coldiretti nella forbice dei prezzi tra produzione e consumo c'è sufficiente margine per garantire adeguata remunerazione agli agricoltori e non incidere pesantemente sui bilanci delle famiglie.
 
 
 
 
 
 
 
«La maggiore vulnerabilità delle coltivazioni ai cambiamenti climatici, l'aumento del benessere in economie emergenti come la Cina e l'India e la crescita della popolazione si traduce - sostiene la Coldiretti - in una maggiore richiesta di sicurezza alimentare dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Occorre - conclude la Coldiretti - investire nella produzione agricola per dare stabilità ai mercati e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nelle diverse realtà del pianeta, dove le politiche di mercato devono valorizzare prima di tutto le produzioni locali per essere meno dipendenti dalle esportazioni».