14 Ottobre 2014
RACCOLTO CASTAGNE CROLLA AL MINIMO STORICO

Tra le superfici boscate sono piuttosto diffusi i castagneti; i dati INFC (Inventario nazionale delle foreste) dichiarano in ha 6701 le superfici investite a castagno e di queste, circa ha 5000 sono di ceduo  e circa ha 1700 di fustaie. Le zone della Provincia di Potenza dove è maggiore la presenza del castagno solo le zone del Vulture, del Lagonegrese/Pollino e della Valle dell'Agri. Inoltre l’ISTAT evidenzia la presenza di circa ha 770 a castagno da frutto; dato poco indicativo che ne sottostima la reale produzione; infatti è giusto precisare che la maggior parte dei castagneti, in Basilicata, risultano classificati catastalmente come bosco condizionando negativamente i parametri di riferimento del Ministero nel definire i lanci. La Basilicata può sicuramente definirsi terra di castagne con la presenza di una varietà incredibile di biodiversità. Ciò è testimoniato, ancora oggi, anche dalla realizzazione, nel periodo autunnale, di diverse “sagre di paese”, dal Vulture al Pollino, partecipate da famiglie provenienti soprattutto da fuori Regione.
Il bosco di castagno è stato per secoli un importante fonte di sostentamento nella civiltà contadina, ma il valore del castagno è sempre stato il frutto;  non a caso è stato chiamato anticamente anche albero del pane con un ruolo fondamentale nell’economia della montagna fino a pochi decenni orsono, anche se la gastronomia legata alle castagne, sia fresche che secche, ha saputo conservare la memoria nelle ricette, che ora trovano ampio spazio nei menù dei ristoranti, delle trattorie e delle pasticcerie tipiche della Regione.  Non a caso, in autunno, dal Melfese al Lagonegrese, dal Pollino al parco della Val d’Agri i boschi di castagno sono frequentati da centinaia di turisti alla  ricerca dei ricci delle castagne, favorendo involontariamente, attraverso questi itinerari fai da te, la riscoperta di sentieri naturali, panorami bellissimi, colori d’autunno che solo una Regione come la Basilicata sa offrire.
Il raccolto di castagne Made in Italy scende quest’anno, però, al minimo storico, con una produzione nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa. In Basilicata è previsto un calo di ben 60-70 per cento sulla produzione delle scorse annate, in tutte le aree castanicole,  a causa della diffusione in Italia del cinipide (Dryocosmus kuriphilus) organismo nocivo arrivato in Italia dalla Cina alcuni fa. Inoltre, è bene ricordare che restano irrisolti i danni ai cedui provocati dal mal dell’inchiostro e dal fuoco batterico; una combinazione di cause sta compromettendo l’intero patrimonio castanicolo regionale.
Un duro colpo per un alimento che nel 1911 aveva raggiunto addirittura una produzione nazionale record di 829 milioni di chili con il castagno che riveste peraltro un ruolo importante in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e  per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Il taglio dei raccolti italiani ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate, passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013 e l’amaro risultato è che gli italiani hanno più del 50 per cento di probabilità di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia.
Secondo il Presidente Regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto “Il rischio è che per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio anche le produzioni locali sopravvissute fino ad ora. Nonostante la grande mobilitazione per la lotta biologica al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis e i segnali positivi in alcune regioni, serviranno infatti anni per ritornare ad un livello produttivo degno della tradizione nazionale.  Per queste motivazioni è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane”.