13 Marzo 2012
SENISE SI IMPEGNA A RIDURRE L’IMU SU TERRENI E FABBRICATI RURALI

Si è tenuto nei giorni scorsi un incontro tra una delegazione della Coldiretti lucana composta dal vice direttore Vincenzo Tropiano e il Presidente Saverio Dalessandro ed il Sindaco del comune di Senise dr. Giuseppe Castronuovo per affrontare il tema dell’IMU nel territorio di Senise. L’incontro, sollecitato dalla Coldiretti impegnata in questi giorni per sottoporre a tutti i sindaci della Basilicata l’opportunità di applicare la prevista riduzione dell’ Imposta Municipale Unica, ha trovato una piena condivisione anche nell’amministrazione comunale di Senise. La proposta di deliberare  la riduzione allo 0,1% dell’aliquota IMU sui terreni e sui fabbricati agricoli in considerazione della grande rilevanza che il settore agricolo riveste per il territorio è stata ascoltata con grande attenzione dal dr. Castronuovo che si è impegnato a verificarne la piena attuabilità.
La nuova imposta introdotta dal decreto Salva-Italia ha stravolto la disciplina precedente, pur di recente introduzione, inasprendo in maniera iniqua ed in misura particolarmente accentuata la pressione fiscale per le imprese agricole. “E’ necessario che il Governo aggiusti la normativa per distinguere nettamente i beni strumentali da quelli di rendita – ha affermato Dalessandro – e per evitare l’illegittimità di un provvedimento fiscale che produce una doppia tassazione, IMU e reddito dominicale, sul medesimo bene.
Un passo dovuto per sostenere il settore agricolo ed agroalimentare che rappresenta l’unica vera ricchezza del territorio del senisese, che grazie al Peperone vive di riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale grazie alle comunità di italiani all’estero.
E’ proprio per tutelare anche il Peperone di Senise IGP è stato richiesto al Sindaco di Senise, come a tutti gli altri sindaci dei comuni italiani, di approvare un ordine del giorno che faccia luce sulla SIMEST, società del Ministero dello Sviluppo Economico che finanzia l’internazionalizzazione di imprese agroalimentari italiane che una volta ottenuti i finanziamenti utilizzano l’immagine del Bel Paese per vendere prodotti alimentari alimentando il mercato del falso made in italy con i soldi del contribuenti italiani. Un doppio furto di valore e di identità a cui già oltre 50 comuni in Basilicata hanno detto NO, in favore di una vera e sana filiera agricola firmata dagli agricoltori italiani.